
Nulla sembra più lontano dall’arte e dalla poesia di questa pandemia. Eppure, si può trovare uno spazio per farsi testimoni del proprio tempo o per tradurre in parole il proprio stato d’animo. È quel che ha fatto Stefano Simoncelli (Cesenatico, 1950) nella sua ultima raccolta di poesie, scritte lo scorso anno durante il periodo della quarantena: Un barelliere del turno di notte (Pequod, 2021).
Con i suoi versi, il poeta romagnolo ci dà modo di riflettere sul nostro momento presente: un momento pieno di ansie e preoccupazioni, ma vissuto anche con l’animo disposto ad aprirsi alla speranza, alla bellezza, all’inatteso, come mostra questa poesia che inaugura la raccolta.
Sono giorni attraversati da febbri sconosciute, untori invisibili agli angoli delle piazze, negli abbracci, nei bicchieri e tra le ombre degli alberi nei parchi abbandonati persino dal vento che arrivava dal fiume prendendo d’infilata le strade, qui dove, in volontaria quarantena e in contumacia di me stesso, apro appena una finestra su un minuscolo giardino per una boccata d’aria che profumi di viole.
di Elena Rapetti